Con riferimento al testo, rispondi alla seguente domanda.
Una vita pensata e' sempre una vita creduta. La gente che pensa e' gente che ha voglia di credere, cioe' di trovare un punto fermo sul quale poggiare il proprio pensiero. È la voglia di qualcosa di cui fidarsi. C’e' la voglia di un pensiero gia' creduto, rispettato, di un sistema degno da cui attendere una risposta, quando le domande si fanno piu' fitte e la testa e' stanca di vedersi offrire a ogni domanda una spiegazione che poi rimanda a un’altra spiegazione che rimanda a un’altra spiegazione. Quando una malattia, una guerra, un dolore, una perdita rendono piu' acuta l’incertezza, in ciascuno di noi si ingrandisce il bisogno di qualcosa in piu', d’un supplemento che risponda, definitivamente, anche per noi. A molti basta un dio qualunque, cui ancorare la propria paura di restare soli, un dio che riempia il vuoto lasciato da una donna, da un figlio, da un partito che se ne sono andati. Molti vogliono un dio che stia sempre come una sentinella in mezzo a noi, un dio che sia nostro, che appaia in ogni cosa e ce la garantisca. […] Molta gente vuole credere a qualcosa che le assomigli, ma sia piu' forte di lei, sia immortale come lei non e', ma desidererebbe essere, che sappia rispondere per lei a quelle domande che l’assillano ma a cui non sa dare risposta. […] Perche' l’uomo e' l’unico animale che prega? Immaginiamo uno scimpanze' che all’improvviso interrompa il suo laborioso tentativo di raggiungere una banana posta fuori dalla sua portata: si rivolge verso il cielo, alza le braccia, cade in ginocchio. Uno scienziato che lo osservasse lo giudicherebbe animale stupido, destinato a scomparire morendo di fame. Perche' l’uomo che crea scienza e possiede conoscenza, da che mondo e' mondo, prega un suo Dio? Perche' non c’e' un animale che lo imiti? Che cosa significa questo soltanto umano pregare? Ho lavorato a lungo, da cronista, per prendere note sull’attuale rapporto fra la conoscenza scientifica e l’ipotesi che Dio esista. Cercavo risposta a una domanda: a questo stato della scienza e' piu' facile, e' piu' razionale, e' piu' attendibile dirsi ateo o dirsi credente in una qualche religione? Partivo dalla constatazione che l’uomo moderno possiede una spiegazione per tutto. Abbiamo una scienza per ogni come e una per ogni perche'. Eppure qualcosa manca. Le grandi intelligenze del nostro tempo lasciano alla fine dei loro libri una pagina bianca, la consapevolezza di una domanda, di una ulteriore domanda rimasta senza ulteriori risposte. […] Non c’e' una risposta plausibile alla disperazione della morte, alla radicale ingiustizia dell’offesa, agli squilibri del dolore e del sopruso, della solitudine e della malattia. Gli uomini, almeno molti uomini, dopo avere rinunciato alla strada della religione, sentono con chiarezza un deficit di conoscenza sul senso globale del proprio essere nei luoghi e nella storia. C’e' in molti il desiderio di un piu' che potra' essere ambigua ricerca di consolazione o all’opposto desiderio determinato di lucida informazione. G. Barbiellini Amidei, Perche' credere?, Mondadori, Milano 1991
Quale delle seguenti affermazioni è deducibile dal testo?
Gli uomini sono tendenzialmente atei
Nella società odierna mancano i valori
L’uomo moderno non è in sintonia con Dio
Molti uomini desiderano credere